Benvenuti a tutt* in questo articolo del mio blog.
Come avete appena pronunciato questa frase nella vostra testa? Siete riusciti a pronunciarla? Avete sostituito “tutt*” con “tutte e tutti”, l’avete sostituita con un generico “tutti” (maschile grammaticale non marcato, inclusivo anche del genere biologico femminile) oppure nella vostra mente si è sentito un molto gender ma poco fluid “TUTT-” che rovina ogni musicalità che possiede nativamente la nostra bella lingua?

In questo articolo vi tratterò la questione dell’uso dell’asterisco e dell’eventuale schwa, tanto in voga ultimamente. Lo farò basandomi sui fatti, ma anche sull’opinione degli esperti.

Perché si sta usando l’asterisco?

La lingua italiana è nata e si è sviluppata in un certo modo. Prevede un maschile e un femminile grammaticale che non sempre corrisponde al maschile e femminile biologico (il tennista uomo, l’avvocato donna, ecc.). Non prevedendo un genere grammaticale neutro ci sono convenzioni per il plurale: maschile non marcato per gruppi maschili e misti, femminile per gruppi solo femminili o nettamente femminili (anche se quest’ultimo caso si usa di meno).

Detto ciò è buona usanza specificare femminile e maschile (“tutte e tutti” appunto), e farlo in quest’ordine. Buona usanza, cortesia, ma non regola.

E anche l’uso dell’asterisco è previsto per comunicazioni esclusivamente scritte, che non debbano essere enunciate oralmente, nel caso ci sia la necessità di abbreviare questa specificazione del femminile e maschile (“tutte e tutti” diventa “tutt*”); suppongo sia nato come esigenza nei telegrammi. Quindi solo per necessità e comunque da evitare, anche perché – penso io – quando leggi qualcosa nella tua mente la vocina ti pronuncia tutto ciò che leggi e l’asterisco non ha un equivalente immediato, sarebbe come o peggio di parlare per abbreviazioni (peggio perché devi rimpiazzare un intero pezzo di frase).

Comunque guarda caso l’asterisco, seppur previsto, non s’era mai visto prima di questa ondata di ideologia gender fluid, femminismo, parità dei generi e quant’altro. Ideologie che mi astengo dal giudicare, ma che di fatto sono causa dell’introduzione di asterischi e tentativi di stravolgere la grammatica perfino introducendo nuovi fonemi come lo schwa.

Accademia della Crusca: il parere degli esperti

Io non sono nessuno per giudicare queste intenzioni rivoluzionarie, però c’è chi più esperto di me si è pronunciato a riguardo e mi trova d’accordo. L’accademia della crusca in questa comunicazione tratta in modo amplio l’argomento: Un asterisco sul genere – Consulenza Linguistica – Accademia della Crusca

Riporto un paio di passaggi:

« È senz’altro giusto quando parliamo o scriviamo, prestare attenzione alle scelte linguistiche relative al genere, evitando ogni forma di sessismo linguistico. Ma non dobbiamo cercare o pretendere di forzare la lingua – almeno nei suoi usi istituzionali, quelli propri dello standard che si insegna e si apprende a scuola – al servizio di un’ideologia, per quanto buona questa ci possa apparire »

« l’italiano ha due generi grammaticali, il maschile e il femminile, ma non il neutro, così come, nella categoria grammaticale del numero, distingue il singolare dal plurale, ma non ha il duale, presente in altre lingue, tra cui il greco antico. Dobbiamo serenamente prenderne atto, consci del fatto che sesso biologico e identità di genere sono cose diverse dal genere grammaticale. Forse, un uso consapevole del maschile plurale come genere grammaticale non marcato, e non come prevaricazione del maschile inteso come sesso biologico potrebbe risolvere molti problemi e non soltanto sul piano linguistico. Ma alle parole andrebbero poi accompagnati i fatti »

I professori dell’accademia di fatto bocciano l’introduzione di asterisco e alterazioni drastiche come l’utilizzo dello schwa.

Qualcuno ha confuso il genere grammaticale con il genere biologico; che anche quello poi.. sta venendo messo in discussione in quest’epoca. Dante si rivolterebbe nella tomba a vedere asterischi e quant’altro, nel tentativo di alterare la lingua più bella del mondo, usata in poesie irreplicabili in lingue diverse, usata globalmente nel canto lirico per la sua musicalità oltre che per le origini dell’opera.

Detto ciò mettete tutti gli asterischi che volete, ognuno è libero di asteriscare a piacere 😉 ..magari evitate solamente di imporla agli italiani come regola, perché non è esattamente quello che la gente ha studiato a scuola e che si chiama italiano.

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