La tendinite.. è guaribile!
Se sei un chitarrista, un contrabbassista, un violinista, un qualsiasi altro musicista e stai vivendo questo forte disagio che ti provoca dolore, perdita di forza e flessibilità, leggi con attenzione quanto ti dirò in questo articolo.
Ti farò conoscere meglio questo problema, comune a molti strumentisti, apparentemente irrisolvibile, in realtà gestibile o del tutto risolvibile.
Leggi attentamente anche se sei un musicista e cominci a sentirne i primi segnali oppure semplicemente vuoi prevenire.
LA TENDINITE È GUARIBILE
Voglio prima assicurarti di questo. Il problema è quantomeno gestibile, anche se si presenta nella fase sua acuta; lo dico per esperienza personale (ebbi una tendinite cronica così acuta che in un primo momento mollai completamente il mio strumento, convinto di non poterlo più suonare) e lo dico anche per ciò che ho visto vivere in questi anni dai colleghi musicisti.
Ti svelo subito il lieto fine: sia io che i colleghi musicisti abbiamo infine risolto il problema e continuiamo a suonare i nostri strumenti senza dolore.
COS’È LA TENDINITE
C’è tuttora un dibattito nella comunità scientifica riguardo al suffisso “ite” di tendinite perché recenti scoperte rivelerebbero che quel tessuto non è soggetto ad una vera e propria infiammazione. Perciò si dovrebbe più correttamente parlare di tendinopatia.
Ora indipendentemente da come la si vuole chiamare e da quale esatto processo sia in atto, sta di fatto che la zona tendinea diventa dolente, si ha una sensazione di bruciore e nella fase acuta comincia anche a perdere forza e capacità elastica di movimento.
Rispetto alle infiammazioni in altri parti del corpo, come quelle muscolari, le tendiniti o tendinosi sembrano essere più ostinate e ci mettono quindi più tempo per guarire.
LA TENDINITE QUANDO DIVENTA CRONICA
La cosa peggiore è quando si è insistito così tanto su quel tendine, infiammato costantemente, che il tessuto, sottoposto a continua cicatrizzazione, diventa più suscettibile alle future sollecitazioni. Si tende ad infiammare più facilmente e se l’azione che tende ad infiammarlo viene protratta, l’infiammazione può addirittura essere costante.
A questo punto scatta inoltre un meccanismo cerebrale che sfavorisce ulteriormente la guarigione: il cervello tende a mappare in modo più ampio le zone del corpo che ricevono un’attenzione costante; perciò lo stesso dolore verrà recepito in modo più intenso dal cervello rispetto a prima.
La situazione a questo punto diventa apparentemente critica. Lo strumentista che si trova a vivere in questo circolo vizioso di infiammazione invalidante può avere la sensazione di non poterne più uscire e il terrore di esser costretto a mollare il suo strumento; anche perché a questo punto il fastidio è sordo e costante quando non si pratica sullo strumento, lo si vive durante tutta la giornata, in ogni azione compiuta e talvolta anche a riposo.
C’È SPERANZA
In questi casi ricordatevi che c’è speranza, vi dico perché:
- Ogni cellula del nostro corpo muore e si rigenera; il nostro intero corpo si rigenera ogni 7 anni. Non c’è motivo per cui una cellula danneggiata dovrebbe essere rimpiazzata da una cellula nata già danneggiata.
- L’esperienza altrui, tra cui chi vi scrive qui, vi può confermare che nulla è eterno, tutto cambia e per fortuna anche queste belle tendiniti che a volte ci troviamo.
- Con la stessa facilità con cui è arrivata (magari solo perché avete cambiato tecnica, strumento, aumentato le ore di studio, ecc.) così se ne va. Quindi non sentitevi in colpa per esservi messi sotto così tanto ultimamente, per aver provato quello strumento nuovo, ecc. Va tutto bene, così come è arrivata anche se ne andrà, con la stessa facilità.
- Il dolore, il fastidio sordo e continuo (lo conosco…), non vi rende lucidi! “Vedo nero” cantava Zucchero; proprio così… se state vivendo una fase acuta vedete nero, perché il vostro corpo in questo momento vi sta mandando dolore. Restate presenti al vostro dolore, ma affidatevi ai miei consigli, perché molto probabilmente guarirete al più presto.
COME SI GUARISCE DALLA TENDINITE
Con la conoscenza.
Bisogna indagare innanzitutto sulla causa per cui la tendinite è arrivata. Conoscendo la causa vi verrà più facile attuare il processo inverso e far scattare la guarigione.
Non pensate che sia sufficiente prendere una pausa; stareste bene solo temporaneamente e poi tornerete a ripetere le stesse azioni che vi hanno infiammati con il prevedibile esito.
LE CAUSE PIÙ COMUNI
Vi descriverò ora le cause più comuni della tendinite nei musicisti, così da poter individuare qual è il motivo scatenante della vostra e sapere come rimediare.
IN GENERALE: la tendinite da musicista solitamente si crea quando le articolazioni usate vengono impiegate in movimenti nuovi impiegati in modo ripetitivo. Il fatto che siano nuovi crea una forte tensione che fa lavorare tutti i muscoli (quindi tendini) più del dovuto; con la ripetizione avviene il danno al tessuto tendineo che oltre a non essere allenato per quel tipo di movimento o di intensità, lo fa sotto tensione, in un intreccio di muscoli agonisti e antagonisti che si fanno battaglia tra loro, sommato a parti del corpo che frizionano contro altre parti.
Vediamo alcuni casi in cui si può incorrere in questa situazione:
- Siete passati ad uno strumento nuovo: magari non è oggettivamente più impegnativo del vostro solito strumento, ma vi ricordate cosa vi ho appena detto? Sono movimenti nuovi e questo crea tensione; questa tensione non aiuta.
- Avete cambiato le corde del vostro strumento: siete passati ad una scalatura maggiore, il suono è bello ma il vostro polso fa sempre più fatica, non era abituato a questo carico e non c’è stato un vero passaggio graduale, perciò.. tensione e infiammazione.
- State studiando una nuova tecnica: magari avete pure cambiato impostazione perché il vostro maestro ve l’ha corretta. Ma… è un’impostazione nuova, o è una tecnica nuova, e per quanto sia perfetta, da manuale, è pur sempre nuova per il vostro corpo e la tensione è inevitabile. Sapete già a cosa comporta la tensione unita a movimenti ripetuti.
- Avete aumentato le ore di studio sullo strumento.
- Siete incorsi in uno dei casi precedenti e non siete più così giovani: questo peggiora le cose ovviamente. Cosa si perde quando si invecchia? Fra le varie cose l’elasticità. Il corpo è meno in grado di generare collagene ed elastina, questo già probabilmente lo sapete; le vostre articolazioni non funzionano benissimo, magari avete anche problemi alla schiena o alle ginocchia… Quindi è ovvio che i tendiniti che usate per suonare sia anch’essi meno performanti di prima. Vi chiedete come sia possibile che il solito bambino prodigio suoni il vostro stesso strumento con facilità e voi facciate tanta fatica fino a farvi venire la tendinite. Avrà mica più forza di voi? In generale no, ma i suoi tendini sono molto elastici, tutto il suo corpo è più malleabile ed è in un’età dove il corpo si forma a seconda degli stimoli, quindi è pronto ad ogni evenienza e lo fa in modo praticamente immediato.
COSA FARE DI PRATICO PER GUARIRE
Dovete imparare a conoscere il problema, come agisce su di voi. Ora forse avete individuato la causa scatenante, ripensando a cosa avete introdotto ultimamente.
Avete fatto una modifica alla vostra routine o semplicemente avete cominciato da zero qualcosa mai fatto prima e la vostra mente ha risposto bene, ma il vostro corpo un po’ meno, si è creata tensione e questa, con i movimenti ripetuti ha creato danno ai tessuti del tendine.
Dovete lavorare sulla modifica che avete fatto.
COME LAVORARE SULLA MODIFICA CHE È CAUSA SCATENANTE
Soprattutto come farlo senza dover rinunciare a quello che vi siete prefissati.
La risposta dipende dai casi ma sta di fatto che: “Vecchie azioni, vecchi risultati”, quindi qualcosa sicuramente dovrete cambiare. Almeno nell’immediato; un giorno magari lo otterrete di nuovo ma con i tempi e le modalità giuste.
In generale: Intanto vogliamo riottenere salute, vero? Allora innanzitutto riduciamo drasticamente il lavoro dell’articolazione o prendiamoci un piccolo break dallo strumento, se possibile. Poi, se abbiamo individuato la causa, torniamo temporaneamente alla condizione precedente, prima di questo cambiamento.
A questo punto, dando tempo qualche settimana al corpo per disinfiammarsi, dovreste aver ottenuto un po’ di sollievo, ora possiamo pensare ad una soluzione che ci faccia ottenere ciò che è nelle nostre ambizioni ma senza incorrere in una tendinite.
Dipende dai casi, vi scriverò i più comuni:
- Avete cambiato strumento: Bene, ottenuto il sollievo del break temporaneo tornate sul nuovo strumento e cominciate POCO alla volta, anche solo qualche minuto al giorno se necessario. Valutate bene anche il punto successivo.
- Cambiate Setup! Nella maggioranza delle volte il problema si risolve con un giusto setup, per quanto riguarda strumenti a corda come la chitarra, il violino, violoncello, contrabbasso, ecc. Considerate due cose:
- Siamo tutti diversi, c’è che ha una mano grossa e quando ti stringe la mano te la stritola; e c’è invece chi nasce “secco” e per quanto si posso sforzare avrà sempre una forza nelle mani che è minore della media. Avrà altri punti di forza, come la flessibilità, ma certo la forza non è il suo forte, scusate il gioco di parole.
- Se avete appena iniziato con questo strumento dovete assolutamente partire con il setup più leggero, perché il vostro corpo, i vostri tendini, hanno bisogno di tempo e gradualità per abituarsi ai movimenti e sforzi nuovi, senza creare tensioni e rovinare i tessuti.
- Perciò fatevi rifare il setup allo strumento; per gli strumenti a corda: abbassate l’action, mettete corde più leggere (di nylon esistono anche per contrabbasso), abbassate i ponti, se necessario comprate uno strumento che sia costruito in modo migliore per l’usabilità senza sforzo.
- Avete cambiato tecnica: datevi tempo; cambiare tecnica, studiare una nuova tecnica, che sia una nuova scala / arpeggio, una nuova impostazione della mano destra o sinistra, una nuova postura, qualsiasi novità introdotta, DATEVI TEMPO. Posizione nuova significa tensione, non c’è scampo. Perciò prendetela gradualmente; raggiungetela se la ritenete essenziale per la vostra crescita artistica, ma fatelo gradualmente, pochi minuti per volta, con un ritmo lento.
CI POSSONO ESSERE DEI CASI IRRISOLVIBILI?
Per esperienza vi posso dire che ci possono essere dei casi in cui l’infiammazione è stata protratta per così tanto e il tendine ormai non ha più quell’elasticità, che ti permette di raggiungere certi obiettivi sullo strumento, nemmeno con il tempo.
Purtroppo a volte si perserva davvero troppo e il corpo può conservare una sua memoria inossidabile nel tempo; ma questo non crea un impedimento assoluto, non dovete rinunciare del tutto al vostro strumento. Potete trovare altri modi di viverlo.
Ne è esempio il grande Django Reinhardt, uno dei mostri sacri della chitarra, che ha cambiato la tecnica solistica per sempre: reduce da un incendio si è trovato con anulare e mignolo della mano sinistra ripiegati su di loro senza la possibilità di stenderli. Ha rinunciato a suonare? No, ha reinventato una tecnica solistica e di accompagnamento che gli permettesse di fare cose pazzesche con due dita e a volte il pollice.
Quello è il caso estremo… magari voi dovete solo rinunciare a fare le scale con posizioni estese, oppure studiare la classica che a un certo punto diventa davvero ricca di barrè. Ma troverete altri modi di vivere la vostra passione.
Attenzione però.. rinunciate solo quando l’approccio soft, graduale, come setup giusto e quant’altro si rivela non sufficiente.
ANTI-INFIAMMATORI? CREME, CREMINE, ARNICA? GHIACCIO?
Sì, ma non fatevi troppo affidamento, non sarà quello che vi risolverà il problema.
Il mio consiglio è soprattutto il ghiaccio e qualche cremina di arnica magari effetti rinfrescante. Questa freschezza, soprattutto quella del ghiaccio, placherà per un po’ il bollore dell’infiammazione in corso. Questo magari non farà una grande differenza nel risolvere il problema, ma vi farà sentire di meno il fastidio e questo è un aspetto psicologico non da poco. Ricordatevi, più vi portiamo attenzione, più lo mappiamo nel cervello, e più si mappa più lo percepiamo e amplifichiamo.
CONCLUSIONI
Le tendiniti dei musicisti sono perlopiù risolvibili; bisogno conoscere, scoprire la propria soggettiva causa, e imparare a gestire la propria condizione.
Gestendo bene, con gli accorgimenti giusti, i giusti tempi e una buona dose di pazienza, il problema può scomparire nel tempo.
Se stai vivendo un problema di tendinite da musicista, scrivi la tua esperienza nei commenti, sarò lieto di darti qualche consiglio per risolvere il tuo problema nello specifico. Purtroppo nello scrivere questo articolo mi sarò dimenticato di molti dettagli e magari non avrò preso in considerazione alcune casistiche che non mi sono venute in mente.
Fammi sapere!
Comunque qui sotto trovate ulteriori spunti di approfondimento, anche specifici per chitarristi, se avete voglia di leggere.
Buona suonate.. consapevoli e graduali! 🙂
Andrea
Spunti ulteriori – Approfondimenti
L’articolo è finito ma se avete voglia e tempo di approfondire, qui ho raccolto in ordine sparso altri spunti, consigli e informazioni che possono esservi utili, anche in base ai feedback che mi state mandando (mandatemeli nei commenti però, così potete aiutare anche altre persone con problemi simili).
TENDINITE SECONDO LA METAMEDICINA
Secondo la metamedicina la “tendinite del musicista” riguarda l’autosvalutazione riguardo alle proprie capacità sullo strumento, soprattutto nel confronto con gli altri. Questo competere e non essere all’altezza porta appunto tensione (quindi anche la metamedicina lo sostiene). Le conseguenze già le sappiamo.
Come si guarisce? Prendendo consapevolezza dell’origine del problema, della situazione, del carico emotivo e mentale riguardo al confronto, al sentirsi all’altezza. Fatto ciò si cerca di suonare lo strumento adottando un mindset diverso, più rilassato, che non cerca più la competizione e il confronto, suonare per il proprio piacere, per la propria crescita, senza preoccuparsi di confrontarsi con gli altri.
SOMATIZZAZIONE
La tendinite potrebbe anche essere il modo del sistema corpo-mente-anima per fermarci da qualcosa che in quel momento sta andando in dissonanza con la nostra parte più profonda. Se è qualcosa legata ad un’azione, specie fatta usando le mani, il nostro sistema potrebbe bloccarla sviluppando una tendinite.
In questo caso quindi bisogna analizzare la situazione nel suo complesso e pensare se c’è qualcosa da cui la tendinite di fatto ci sta deviando. Ad esempio fare un lavoro che non ci piace, avere a che fare con persone che ci appesantiscono, fare qualcosa che poi ci fa sentire in colpa.
Io ad esempio una volta sviluppai una tendinite lancinante al polso, quando non avevo ancora compreso che il lavoro da programmatore non faceva per me. La tendinite mi fermò forzatamente e la pausa mi diede modo di vederci chiaro e mettere in discussione la direzione che stavo prendendo; quella tendinite svanì nell’arco di una settimana.
TRAUMA
La tendinite può essere anche causata da un trauma; ad esempio la trazione, il sollevamento, di un oggetto molto pesante, a freddo; in quel caso la tendinite al polso è una normale conseguenza del danneggiamento dei tessuti del tendine. Il dolore ci ferma dal danneggiare ulteriormente il tendine e ci dà modo di guarire. Bisogna evitare qualsiasi movimento nella fase di guarigione? No, andate a sensazione, usate l’articolazione ma senza caricarla troppo, il corpo immobilizzato subisce il danno peggiore, del sano movimento aiuta sempre, anche la guarigione. Ci vorrà un po’ di tempo, per i tendini a volte anche un paio di mesi, ma il corpo si riprenderà come sempre; dopodiché riabilitatelo, quindi ricominciate a costruire forza andando per gradi.
IPERTROFIA PER DISINFIAMMARE
L’ipertrofia è lo sviluppo di massa muscolare che avviene con l’allenamento intensivo con sovraccarico (pesi).
Ci sono due vantaggi principali che l’ipertrofia si è scoperto avere sulle tendiniti:
- Rafforzamento: Questo è il discorso più logico, immaginate di essere una montagna di muscoli e di essere capaci di afferrare con forza un manubrio da 50 chili… cosa volete che vi faccia premere la corda di uno strumento? Quindi potete rendere più “deboli” le vostre corde o rafforzare nel tempo voi stessi. E questo è un discorso sia di prevenzione che di cura. Potete allenarvi con una tendinite in corso? Ebbene sì, salvo non sia in fase acuta e salvo l’allenamento non sia eccessivo, leggete il prossimo punto per capire perché.
- Il processo ipertrofico DISINFIAMMA: Studi recenti hanno rivelato che l’allenamento ipertrofico e nello specifico la fase di post-allenamento, fino a 24 ore dopo, porta benefici a chi soffre di infiammazioni, questo perché lo stesso processo ipertrofico, per cui il muscolo si distrugge durante l’allenamento e ricostruisce più forte durante il recupero, prevede un naturale ma potente processo di disinfiammazione nella fase di recupero. Questo ovviamente giova su tutto il muscolo comprese le sue estremità che sono i tendiniti. Quindi se avete tendinite al polso allenate la braccia e noterete dei grossi benefici.
PREPARATEVI ALLE RICADUTE
Attenzione! Non fatevi scoraggiare dalle ricadute. Ecco ciò che accade: state finalmente guarendo, la vostra infiammazione si fa sentire molto di meno, finalmente tornate a suonare liberamente come prima e poi… poi un giorno vi svegliate (magari dopo una giornata musicalmente intensa) e zac!.. la vostra tendinite è di nuovo lì che vi brucia con un dolore sordo e vi limita.
Avete ragione a scoraggiarvi? No. Lasciatemi spiegare perché: l’infiammazione è un processo naturale e avviene sempre, con tendini sani e con tendini malati. Avviene ogni volta che sottoponete un tessuto muscolare e tendineo ad un lavoro intenso; avviene come processo di riparazione dei micro danni ai tessuti dovuto a tale lavoro. E’ lo stesso processo che vi fa sentire i muscoli dolenti il giorno dopo un intenso allenamento. Ma non solo, può dipendere anche da altre concause che contribuiscono ad uno stato infiammatorio generale temporaneo, come l’alimentazione, una piccola infezione in corso, uno stato di debolezza, un sonno disturbato, ecc. Perciò, i tendini si infiammano naturalmente in modo intermittente. Solo che con un tendine che è ancora in fase di guarigione quest’infiammazione si fa sentire e vi può far credere che la guarigione sia regredita. Non è così, e guardate il grafico per capire meglio. La guarigione è INEVITABILMENTE un’onda sinusoidale che però decresce sempre di più; a momenti molto buoni a livello sintomatico se ne è alterneranno altri meno buoni. Ma non scoraggiatevi perché la guarigione è naturale se non la ostacolate, quindi naturalmente, con gli accorgimenti che vi do in questo articolo, la raggiungerete. Preparatevi solo ad affrontare con consapevolezza i picchi alti. Imprimete nella vostra memoria questo grafico che potremmo chiamare il grafico del dolore.
TENDINITI DEL CHITARRISTA / BASSISTA / VIOLINISTA
Vi elenco dove possono avere le tendiniti i chitarristi, e in generali i musicisti che usano strumenti a corda, e come si possono risolvere:
- POLSO SINISTRO: salvo non siate mancini, è la mano che preme le corde per ottenere le posizioni desiderate; è quella sottoposta ad una pressione continua, a volte anche statica, magari per ore durante un concerto.
Come risolvere? Ecco alcune dritte:
- Cambio corde: cambiate le corde, mettendo scalature minime e chiedendo corde di una particolare lega che risulta più leggera alla pressione (chiedete al vostro negoziante di fiducia). Vi sorprenderete di come esistano corde anche per chitarra acustica che sono così leggere che sembra di suonare una elettrica! Esistono anche corde in nylon per contrabbasso.. esiste di tutto! E con il cambio completo di corde fatevi anche regolare il…
- Setup: Specificate al liutaio che volete fare meno fatica possibile, a discapito di volume e possibilità di picchiare sulle corde. Vero, avrete meno volume e dovrete stare leggeri con la mano destra, ma un amplificatore rimedierà anche a questo. Ne varrà la pena, la vostra tendinite sparirà nel giro di poco tempo. Per setup leggero in genere si intende un abbassamento dell’action delle corde, quindi si limano i ponticelli e regolano i distanziatori. Lasciate fare ad un esperto.
- Interruzione temporanea o perenne di alcune tecniche: magari le posizioni estese non si addicono ai vostri tendini, magari tutti quei barrè al momento danno troppo carico, magari dovete solo andare più gradualmente. Se sospettate che ci sia una tecnica che vi sta dando noia (un esercizio, un tipo di esecuzione, un brano, ecc.) mettetela da parte, se potete; poi riprendetela in modo graduale e vedete come reagisce il vostro corpo. Ci possono essere certe tecniche che magari non si adattano bene alle vostre caratteristiche. Con ciò non vuol dire che dovete rinunciare a tutto ciò che potete fare con il vostro strumento, ma solo ad una piccola parte. Assicuratevi prima di aver provato con i due punti precedenti, magari avete solamente lo strumento troppo pesante.
- Manico troppo in basso: questo è specifico per i chitarristi: se suonate, soprattutto l’acustica, con il manico troppo in basso (perché magari suonate in piedi), state attenti che il vostro polso dovrà lavorare in continua ed estrema flessione; semplificatevi la vita, stringete la cinghia e suonate con il manico molto più in alto. Sarà meno da fighi, ma meglio suonare un po’ meno da fighi che non suonare più… no?!
- “La tecnica giusta bla bla bla…” sì, scusate, ma avendo combattuto la tendinite per anni mi son sentito dire fin troppe volte questa cosa, cioè che dovrei far rivedere la postura, la posizione, la tecnica, da un esperto, che sicuramente è quella il problema. Balle. Vi dirò… non esiste UNA tecnica, se analizzate le tecniche usate dai maggiori chitarristi di qualsiasi genere nella storia, vedrete un’infinità di tecniche. Chi è giusto? Chi è in errore? Semplice, ognuno ha la sua tecnica, l’importante è ARRIVARCI GRADUALMENTE, e cercare di far fatica il meno possibile. Se pensate che la vostra postura e posizione non sia così efficiente, provate a cambiarla, ma più che farvi correggere da “uno bravo”, concentratevi nel sentire il vostro corpo, dove fa più o meno fatica.
- Barrè: Non penserete mica di fare brani interi solo di barrè, vero? Intervellateli con altri accordi sostitutivi che non prevedano il barrè; il trucco è quello: togliere la tensione costante anche solo per un attimo. Lo stress dei barrè può arrivare quando quella tensione è mantenuta per tanto, troppo tempo, di continuo. Ci sono molte posizioni alternative e se non ne trovate una adatta usate per un attimo il vecchio caro power chord, nessuno vi disconoscerà per questo.
POLSO DESTRO: il polso che pizzica o plettra le corde. A volte la tensione può nascere lì.
Come risolvere? Il procedimento è sempre quello: chiedetevi cosa avete cambiato o introdotto ultimamente: avete aumentato esercizi di un certo tipo, magari che impegnano di più la mano che pizzica/penna? Avete cambiato tecnica sperimentando nuove posizioni? State studiando una cosa nuova? Son sicuro che ricade in una di queste casistiche. La soluzione è ovvia. Tornate un passetto indietro e qualsiasi cosa avete introdotto prendetela più gradualmente; fate riposare un pochino il polso, studiate altro nel frattempo, che non impegni così tanto la mano destra. Poi riprendete per gradi. Date tempo al vostro corpo per adattarsi.
- GOMITO SINISTRO: è più roba da controbbassisti questa. Ma il modo di risolvere è sempre quello: analizzate cosa avete introdotto, cambiato o aumentato. Probabilmente non c’è nulla di sbagliato, avete soltanto bisogno di più tempo per adattarvi allo sforzo. E provate tutto ciò che consiglio sul punto sopra “polso sinistro”, perché è spesso dovuto anche al setup / corde troppo pesanti.
- GOMITO DESTRO: è connesso allo sforzo della mano destra; adottate gli stessi rimedi. Il gomito da forza alla mano e si può stressare su movimenti veloci e ripetuti fatti in uno stato di tensione. Quando si è tesi? Quando si fa qualcosa che è abbastanza nuovo. Datevi tempo.
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A inizio febbraio decisi di imparare Liebastraum no.3. Mi piaceva così tanto che volevo per forza impararlo e in fretta anche perché volevo suonarlo ad un evento. Mi misi a suonare per un’intera giornata e già al primo giorno sentivo un dolore, ma era molto leggero e non ci feci caso. Al secondo giorno peggiorò un po’, misi dell’arnica e fasciai il polso. Il terzo e il quarto la stessa cosa. Al quinto sentii dolore ma non fasciai il polso. Al sesto giorno mi si era infiammato talmente tanto il tendinite che mi faceva male anche da fermo. Allora poi lì ho iniziato a fare visite su visite, all’inizio fasciavo il polso e e mettevo l’arnica e ho preso un antiinfiammatorio molto forte per due settimane. Non passava. Dopo due mesi più o meno è migliorata. Ho ripreso a scrivere e a suonare pian piano. Dopo due settimane, pensando mi fosse passata del tutto, ho provato a fare un allenamento un poco più intensivo e lì mi sono bloccata di nuovo per poco più di una settimana, anche se il dolore non era troppo forte. Mi è passato, ma a inizio giugno mi è ripresa anche se non ho fatto niente di eccessivo al piano e mi sono quindi bloccata per una settimana. Poi dopo una settimana ho ripreso a scrivere e lì mi è peggiorato tantissimo e mi sono bloccata per due settimane. Quando mi era migliorato, il 1 luglio, ho ripreso a suonare, neanche 20 min che ho dovuto smettere. Allora sono andata a fare un’ecografia. Ecco, se a febbraio mi era stata diagnosticata una tendinite cronica, ora è leggera, ma non passa. Ho il tutore da tantissimo, faccio riposo, e ogni tanto ghiaccio. Ma non so che fare, a volte peggiora lo stesso il dolore, anche se lo tengo al riposo. Penso che io l’abbia avuta perché, con quel brano di Liszt, ho iniziato a fare movimento nuovi, molto ampi e veloci e le ore prolungate di studio. Non so che fare per guarire. Qualche suggerimento??
Ciao Sara, grazie della tua testimonianza. Innanzitutto.. I feel you and I can relate!
Dalle varie testimonianze ed esperienze raccolte e dalle ricerche effettuate è emerso questo:
– Il tendine una volta che si è infastidito la prima volta (nel tuo caso con il brano di Liszt) rimane particolarmente suscettibile a vita.
Le ipotesi della scienza riguardo a questo fatto sono principalmente due:
1. Il tendine presenta parti danneggiate, purtroppo irrecuperabili, di conseguenza diminuisce la sua capacità (di massimale e di carico nel tempo). Per questo tende poi ad infastidirsi prima. La soluzione che la scienza dà in questo caso è quella di allenare le parti sane del tendine, aumentandone la capacità, per compensare la capacità persa con le parti danneggiate; il problema è che riesce difficile allenare le parti sane senza far incazzare quelle danneggiate.
2. Il tendine diventa più suscettibile anche se non realmente danneggiato, emergono ricettori del dolore e innervature che prima non c’erano (questo è stato scientificamente provato); di conseguenza la sua capacità resta quella ma tu potrai usufruirne molto di meno. Questo è un meccanismo di sicurezza che il corpo ingaggia per scongiurare la rottura del tendine, avvenimento al giorno d’oggi rimediabile con la chirurgia ma storicamente invalidante o addirittura letale. Insomma ci siamo evoluti per scongiurare questo avvenimento perché se avveniva ai tempi in cui la chirurgia non esisteva, finivamo probabilmente per morire di fame.
In questo secondo caso tratto la soluzione in modo più espanso, di seguito, perché sembra essere effettivamente ciò che si verifica, specie tra musicisti, quindi causato da movimenti con carichi poco intensi ma ripetuti nel tempo e ino stato di continua tensione.
Innanzitutto la causa: secondo me hai avuto l’intuizione giusta: movimenti nuovi, ampi (che prevedono quindi un gran lavoro muscolare e tendineo), veloci (che ti costringono inizialmente a stare in un continuo stato di tensione) (ed è scientificamente provato che la frequenza dei movimenti influisce sul carico percepito dal tendine, a parità di carico effettivo e durata), ore prolungate di studio (aumento improvviso del carico, probabilmente maggiore di quello sopportato dal tendine).
È capitato a me e a molti musicisti che conosco, e tutti quanti avevamo una cosa in comune: persone di una certa età, che da un giorno all’altro hanno imparato: uno strumento nuovo, una tecnica nuova, un genere musicale nuovo. Cosa che invece non sento parlare, guarda caso, nell’ambiente dei bambini e ragazzi (maggiore risposta adattiva del corpo e in generale credo anche maggiore gradualità nei tempi e intensità di studio).
Quello che posso dirti per aiutarti è che da quanto ho visto su di me e sugli altri negli ultimi, il tendine diventato suscettibile tra due fasi:
– Tendinopatia attiva
– Tendinopatia latente
Il tendine suscettibile è di base in questo stato di tendinopatia latente, apparentemente sano, ma sempre pronto a scattare in fase attiva patologica, quando carichi simili a quelli della prima volta la triggerano.
Purtroppo è come se ci fosse una memoria di quello specifico movimento, con quelle dinamiche e nel caso dei musicisti, magari con quello specifico brano. E quello fa scattare la misura di sicurezza che è la tendinopatia.
Quindi alcuni consigli per cercare di restare nella fase latente, senza triggerare quella attiva:
Consiglio 1: Considera al momento di lasciare in parte quel brano di Liszt (lo so, è un peccato, perché è bellissimo).
Consiglio 2: I brani che potrebbero triggerare la fase attiva, magari che l’hanno già fatto in passata, se c’è modo, prova ad eseguirli per adesso più lentamente e cercando di stare più rilassata possibile, per quanto possibile (magari riducendo un pochino le dinamiche forti). Se non devi studiare per esami e vuoi comunque eseguire certi brani, puoi anche provare ad inserire pause fra le varie parti da sfruttare per rilassare un attimino i muscoli (io avevo inserito delle pause tra le parti in MIm del Rondò alla Turca ed ha funzionato).
Consiglio 3: Se noti che un altro tipo di brani, di genere, di esecuzione, dà meno noia ai tuoi tendini, e comunque ti piace, considera di specializzarti di più su quel genere lì. A me piaceva molto studiare chitarra classica; ma piace molto anche la parte solistica nella chitarra jazz. Bello sarebbe far tutto, ma le posizioni di chitarra classica fanno impazzire i miei tendini quindi ahime vi ho rinunciato, ma riverso quelle energie e tempo nella chitarra jazz. Meglio di niente…
Consiglio 4: Se oltre alla musica classica sul piano fai altro che impegna gli stessi tendini, considera di ridurre o togliere. Il tendine ha una capacità giornaliera, ridotta se in tendinopatia cronica; ipotizzando che tu sia una pianista, ma che ti diletti anche con chitarra e magari nel tempo libero fai sollevamento pesi. Ebbene.. dovrai scegliere dando priorità a qualcosa e rinunciando ad altro. Io ho dovuto rinunciare allo studio del pianoforte classico, perché i miei tendini sopportavano quello o la chitarra, ma non entrambi.
Consiglio 5: Se sei una fase attiva della tendinopatia e la riconosci dal tendine dolente, anche a riposo, da una ridotta forza ed elasticità, da un dolore che emerge dopo poco, torna in fase latente il prima possibile. Con il riposo, non ci sono scorciatoie. Ma questo l’hai già notato e mi pare di capire che tu abbia già notato quanto velocemente si possa tornare in una fase di apparente benessere (settimane ma almeno non mesi o anni).
Consiglio 6: Una volta tornata in una fase latente verifica a tentativi quando triggeri la fase attiva. Cerca sempre di più di evitare le azioni che ti portano nella fase attiva; purtroppo a volte a qualcosa bisogna rinunciare, ma non a tutto.
Fase attiva – Fase latente:
In realtà ho verificato che non esiste un netto passaggio. Ad esempio io son stato con un polso sinistro in fase attiva fissa per molti mesi, o addirittura anni, eppure poi con un piccolo accorgimento son tornato in fase latente. Poi ho verificato come una fase latente prolungata tende a riportarti sempre di più in una dinamica normale-sana del tendinite. In realtà è sempre in agguato la fase attiva, ma è probabile che più non la fai scattare e più difficilmente scatta; poi non facendola scattare ma usando quella parte del corpo la alleni e ne aumenti la capacità.
Onde d’urto:
Questa suscettibilità a quanto pare non è solo a livello neuranale, ma avviene proprio una modifica tissutale locale, nel tendine: è scientificamente provato che si sviluppano delle innervature nel tendine, anomale, e conseguenti ricettori del dolore.
C’è un modo per revertire questa cosa? A quanto pare sì: la terapia ad onde d’urto. Quantomeno la danno come unica possibile terapia riparatoria.
Io le ho provate e devo dire che il suo sul momento lo fanno, però almeno nel mio caso, mi hanno aiutato più che altro a passare in fase latente in modo più veloce; sempre che non sia passato in quella fase semplicemente perché dovevo stare a riposo. Però diciamo che teoricamente le onde d’urto dovrebbero stimolare la rivascolarizzazione e quindi la rigenerazione delle parti del tendine danneggiate. Male non fa insomma.. un tentativo lo farei comunque. Lascia stare le macchinette cinesi che vendono su amazon, ho provato e la potenza non è paragonabile con quelle professionali degli studi medici.
Infiammazione:
Per esperienza mia e altrui ti direi: evita tutte le terapie che non siano le onde d’urto (o che non siano una pesante massoterapia sui punti trigger, quindi comunque stress meccanico che crea ematomi). Le varie tecar, ultrasuoni, laser, massaggini. E anche le varie cremine, arnica, ghiaccio… non funziona nulla di tutto ciò.
E c’è una spiegazione scientifica a questo: non c’è alcuna infiammazione! Ovvero, l’infiammazione, la fase di tendinite, c’è, ma è fisiologica e si verifica dopo lo sforzo, per la normale riparazione dei tessuti; è comunque minima e non si verifica un’infiammazione anomala maggiore in chi soffre di tendinopatia.
Quindi tutto ciò che è studiato per ridurre l’infiammazione non sembra funzionare.
Il ghiaccio ti anestetizza un po’ la parte, momentaneamente, il che può dare almeno sollievo mentale, ma non è che abbia una reale funzione.
Evita anche lo stretching, se non si tratta di un dolce e leggero scioglimento di articolazioni e tendini, prima di una sessione di pratica. Lo stretching focalizzato e terapeutico è inutile e potenzialmente dannoso: andresti a tirare un pezzo di stoffa già parzialmente danneggiato?
Tastiera:
Noi strumentisti a corda abbiamo il palliativo del cambiare le corde e metterne di più leggere. Tu.. se continui ad avere problemi e se non ti fa troppo schifo l’idea.. considera di comprarti una tastierina usata, di quelle tipo synth, con i tasti leggeri, non pesati. Cercando di usare una tecnica molto leggera, come chi suona synth o fisarmonica. Magari alternandoti un giorno con il piano e un giorno con la tastiera. Se l’idea non ti fa troppo schifo, ecco.
Sara, buona fortuna con la gestione di questa rogna. Concludo dicendoti di non scoraggiarti, io ho avuto una tendinite cronica al polso sinistro per anni, si infastidiva subito e il dolore mi permaneva sempre, durante il giorno. I periodi buoni finivano presto e i concerti non potevano durare più di tot tempo.
Un giorno, dopo una decina d’anni, ho cambiato le corde, rifatto il setup della chitarra e deciso di eseguire alcuni accordi con posizioni meno impegnative. E boom… dopo tanti anni e ormai abituato ad un dolore sordo e continuo, questo è sparito nel giro di un mese. Si ripresenta soltanto quando lo utilizzo veramente tanto ma sparisce subito nel giro di una settimana quando lo faccio riposare un pochino; purtroppo una frattura al mignolo di qualche anno fa si fa sentire anche quella come tendinopatia latente, ma la gestisco allo stesso modo.
Ora ho in fase attiva una tendinopatia al gomito, conseguente ad aver studiato una nuova tecnica di plettrata per il gypsy jazz, ho un tempo di allenamento molto ridotto, ma sto aspettando di consolidare un repertorio, per poi tormentare un po’ di meno quel tendine. Mi preoccupa a volte, ma poi mi ricordo di come il polso sinistro per cui sembravo condannato a vita, è tornato apparentemente (quasi) sano dopo tanti anni di dolori; così potrà succedere anche con questo quando gli darò un po’ più di riposo e sarò più rilassato, con certi movimenti che non saranno più così nuovi. E così magari anche tu con i tuoi tendini, che ora sembrano disastrosi, starai molto meglio, come non aver mai avuto problemi, ma consapevole che un aumento del carico potrebbe far partire di nuovo il problema, perché rimanere poi latente.
In bocca al lupo e sempre viva la musica! 🙂 Ciao!
Andrea
In aggiunta a quanto detto nella risposta precedente, ti scrivo un settimo consiglio, molto efficace, che mi stavo dimenticando:
Consiglio 7: Dormi!
Ebbene, sembra una cosa banale, ma è pazzesco come alcune ore di sonno, anche in orari non notturni, anche per un tempo relativamente breve, possano ridurre qualsivoglia infiammazione/irritazione dei tendini, qualsiasi sia la cosa che provoca dolore, con il sonno avviene una riduzione notevole.
Se non ci credi ti basta guardare la stretta correlazione con i tuoi dolori dopo una notte di sonno breve e una notte di sonno lunga; prova ad esempio a confrontare i dolori al risveglio nel weekend con i giorni della settimana, sempre che il tuo sonno sia differente.
Qualsiasi antinfiammatorio o arnica che si voglia, non ha nulla a che fare con il beneficio che può dare qualche ora di sonno. Perciò se vuoi recuperare in fretta, magari per passare ad una fase di tendinopatia latente, uscendo da quella attiva, se puoi, quando puoi, prova a dormire di più, a farti anche di pisolini diurni; aiuterai il tuo corpo a ripristinare le funzionalità e liberarti dal dolore.
Si sa, il sonno fa scattare dei precisi processi di riparazione e rigenerazione dei tessuti, ma a parte questo fatto comunemente noto, sinceramente non so darti spiegazioni sul perché ciò accada; ti invito però a verificare di persono l’efficacia del sonno.