PREMESSA:
Questo articolo è stato scritto sulle basi del libro “Conversazioni con Dio – Libro primo”, per sapere di più su questi articoli e sul libro in questione vai alla pagina: Conversazioni con Dio – Indice dell’estratto.
Finalmente abbiamo l’occasione per capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa vuol dire essere buoni e cosa vuol dire esser cattivi; chi, se non l’autorità più grande, Dio, può finalmente dircelo?
Mettetevi comodi… e preparatevi all’amara sorpresa! 😉
L’AMARA SORPRESA
Non esiste il giusto e sbagliato a livello universale e non il esiste il dovrei e il non dovrei.
Siamo noi a decidere cos’è sbagliato perché magari non offre più un’accurata dichiarazione di Chi Siamo.
Dio non ha mai stabilito un “giusto e uno “sbagliato” perché altrimenti ci avrebbe privato dell’opportunità di fare quello che più ci piace e di sperimentarne i risultati.
Spesso però noi ci basiamo su risultati ed esperienze di altri invece che nostri, perciò ci fidiamo di cosa gli altri ci dicono essere giusto o sbagliato e questo condiziona la nostra vita.
DIO E’ TOTALMENTE INDIFFERENTE?
Se Dio veramente non avesse voluto che facessimo una seconda scelta, sbagliata, non l’avrebbe creata. Dobbiamo soltanto essere consapevoli che ogni scelta porta a delle conseguenze nella legge di causa ed effetto.
Dio ama anche ciò che noi chiamiamo “male” perchè è tramite che questo che noi possiamo sapere che cos’è il “bene”.
NON DEFINIAMO CATTIVE LE COSE
Anche tutte le cose “cattive” che capitano sono una nostra scelta, come tutto ciò che viviamo, quindi definendole cattive definiamo noi stessi come cattivi e questa disonestà ci porta ad accettare un mondo in cui ci sono catastrofi e sofferenza.
Le catastrofi sono il frutto della coscienza collettiva che si crea a livello globale.
ACCETTIAMO QUELLO CHE NON-SCEGLIAMO
Mai giudicare o condannare, perché non si sa mai il motivo per cui certe cose accadono. Inoltre ciò che condanni, un giorno condannerà te.
Invece siamo abituati a condannare o addirittura a voler arrecare danno o distruggere quello che noi non scegliamo.
Così facendo creiamo soltanto una metà dell’universo e di conseguenza non possiamo capire la nostra metà quando abbiamo spinto fuori portata l’altra.
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