Ecco cos’ha scritto una cara amica sul suo status di Facebook:

Nessuno può dirmi che non sono portata, magari non sono pronta, magari il mio meglio non è ancora quello che serve, ma essere portati è una gran cavolata, non c’è cosa che non possa essere appresa col tempo e l’impegno e la dedizione, e dimostrerò di avere ragione!

Ed ecco come la penso io, frutto delle mie esperienze e di quello che ho appreso finora.

Essere portati.. è una cavolata?

No, io credo che siamo predisposti a fare certe cose piuttosto che altre.
Magari dipende da caratteristiche fisiche / mentali / caratteriali con cui siamo nati, o anche da tutto quello che abbiamo fatto fino ad oggi.

Quindi siamo limitati in quello che possiamo fare?

No, praticamente tutto può essere raggiunto con tempo e dedizione.
Pure io potrei diventare con tempo e dedizione un sollevatore di pesi. Ma sono gracile e dovrei fare uno sforzo 10 volte tanto rispetto a un uomo di costituzione più robusta. E probabilmente rischierei facilmente infortuni e infiammazioni croniche.
Potrei anche mettermici e diventare ingegnere aerospaziale; anche lì.. farei 10 volte più fatica di una persona predisposta allo studio e a certi schemi mentali.
Ci metterei tutta la vita praticamente, o comunque vivrei 10 anni senza fare nient’altro… ma ce la farei.

Le cose che vengono più facili

E poi… ci sono certe altre cose che.. guarda caso ci vengono più facili, e che ci piace anche fare.
A me, per esempio, viene molto facile ballare e cantare.

Cosa fare dunque?

Tutto è possibile, vero… ma perché intestardirci tanto sul voler raggiungere degli obiettivi stabiliti dalla nostra mente -contorta- alla quale piace molto sfidare il destino e le avversità,
quando sembra esserci una strada già battuta davanti a noi, che non dobbiamo fare altro che seguire senza farci troppe domande su dove ci porterà?

Perché investire il prezioso tempo della nostra vita a raggiungere obiettivi e nuotare controcorrente, quando possiamo lasciarci piacevolmente trasportare con l’unica condizione che non sappiamo dove stiamo andando?

Alla mente piace il controllo, ecco la risposta.

Peccato che solo quando si lascia andare il timone, allora accadono i miracoli e la nostra vita va nel verso in cui abbiamo scelto che deve andare.. forse a un altro livello..

La mia esperienza

La mia vita ha cominciato ad essere in discesa, quando mi sono trovato nella situazione in cui alcune scelte lavorative che avevo fatto si sono dimostrate fallimentari. Mi sono ritrovato senza nulla, ma con una bella liquidazione di un lavoro che avevo appena lasciato.

Quindi decisi di farmi un anno sabbatico e riprendere tutte le attività che mi appassionavano e che avevo mollato o rimandato per via del lavoro.

Ripresi a cantare, con un mio amico, con cui avevo già cantavo anni prima. E comincia a ballare i balli caraibici.

Bene, ora, a distanza di circa 4 anni, il mio lavoro è:
– Cantare ai matrimoni
– Insegnare ballo (nella scuola che ho fondato)

Non mi sono mai posto un obiettivo iniziale tipo: voglio imparare a ballare perchè voglio mettere su una scuola e vivere di quello; e nemmeno per quanto riguarda il canto. Ho lasciato che le cose andassero come dovevano andare, seguendo le intuizioni, e sì certo.. mettendoci tutto l’impegno di questo mondo, ma mai per seguire un certo obiettivo che mi ero imposto di seguire.

Ci son stati alcuni periodi in cui le finanze non sono andate bene, le attività sembravano non prendere piede e quant’altro; ma ho sempre voluto continuare, anzitutto perchè ho sempre amato queste attività. In questi periodi però è sempre accaduta una coincidenza di eventi in cui trovavo sempre il modo di avere sostentamento, cibo, casa, soldi; inutile elencarvi come.. ma le cose di cui avevo bisogno arrivavano, in un modo o l’altro e senza forzare.
E ci sono stati altri periodi invece dove lo cose sono proprio andate a rotoli, con effetto a cascata, guarda caso periodi in cui, influenzato da concetti contrari a quelli esposti qui, mi ero posto degli obiettivi precisi.. che però non mi appartenevano.. e per un po’ ho perso la frequenza su cui ero sintonizzato.

Messaggio che mi ha ispirato molto

Per concludere condivido il messaggio di un vecchio saggio che mi consigliò a riguardo e mi diede molta ispirazione.

LA MIA DOMANDA:
E’ giusto seguire le proprie passioni vocazioni? oppure bisogna limitarle per dare spazio al lavoro?

Andrea, il sentire ti porta il bello ed il bello il buono, vai oltre alla concezione materiale di queste parole, sono le più affini a descriverti il processo co-creativo di cui tu hai fatto menzione.
Ricorda che la buona riuscita necessita anche la capacità nella data realtà in cui tu potresti, vorresti, sentissi di incanalarti.
Quindi passioni sì, ma con intelligenza: ogni persona è portata verso una o più inclinazioni che possono dargli e portargli il sostentamento necessario nel dato tempo e luogo e contesto vissuto, possono poi esserci attrazioni su diverse vie ma magari si può non essere “capaci” o meglio portati in tale disciplina o realtà di applicazione di esercizio. Quindi sì seguire la passione ma in modo consapevole: avventurarsi in un qualcosa che piace ma magari vedere e comprendere che non si è stati creati per portare avanti tale realtà è un qualcosa che nell’insistenza può portare disarmonia e disequilibrio.
Soventemente verità di attrazione verso una data disciplina sono retaggi passati di un contesto vissuto (ndr: qui si parla di reincarnazione, vite passate, ecc.), l’importante è rendersene conto quanto prima per dare forza e spazio a ciò che realmente donerà amore e verità.
Tu hai la musica in te, la sua espressione ha varie forme, alcune di queste non ancora esplorate dalla tua mente, questo è il tuo input primario, il resto è un corollario. Michele.

E grazie mille per questo prezioso consiglio!

Trovate la vostra via, smettetela di nuotare contro-corrente! 🙂

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